Storia di una dipendenza

La dipendenza non riguarda soltanto sostanze ma anche attività ed abitudini che emergono nella quotidianità, diventando comportamenti compulsivi. La persona diventa dipendente quando il proprio benessere è strettamente legato a tali comportamenti, che assumono una massiva centralità nella sua vita. La collezione, denominata “Storia di una dipendenza”, dà voce a queste persone, rappresentando quattro fasi distinte del percorso della dipendenza, dalla sua prima manifestazione fino alla libertà.

    Introspection   Isolation   Social Distress  

Alessandra Vannucci

Nata nel 1995 a Viareggio, una città costiera della Toscana. Dopo essersi diplomata in lingue straniere al Liceo Classico “Giosuè Carducci” di Viareggio, nonostante la sua passione per l’argomento, decide di intraprendere un percorso di studi differente, avvicinandosi ad un mondo che la affascina da sempre, quello del Design e dell’arte in tutte le sue forme. Si iscrive quindi al Corso di Laurea Triennale in Disegno Industriale dell’Università degli Studi di Firenze, dove consegue il titolo cum laude con una tesi di rivalorizzazione del territorio. Il progetto di tesi ha l’obiettivo di trasformare un luogo abbandonato in un ambiente di incontro educativo, di formazione e collaborazione. Ama viaggiare, per arricchire ad ogni nuova esperienza, il suo bagaglio di vita. Tutto per lei è fonte di ispirazione: colori, profumi, paesaggi, culture. Attualmente è iscritta al Corso di Laurea Magistrale in Design della stessa Università.
Il labirinto Il labirinto

Durante la prima fase della dipendenza, la persona che ne è affetta non riesce a fare a meno dell’oggetto della dipendenza stessa, ne vuole sempre di più, e l’oggetto assume una centralità nella sua vita. Nonostante ciò, la persona dipendente pensa di avere il controllo e di poter smettere in qualsiasi momento, quasi come fosse un gioco. Il poster presenta questa fase tramite una metafora con il labirinto, dove entriamo pensando di poter trovare l’uscita, ma ben presto ci accorgiamo invece di essere intrappolati.

La prigionia La prigionia

Nella seconda fase della dipendenza la persona si trova intrappolata, offuscata e schiava di una situazione che rappresenta la sua unica ragione di vita. L’oggetto della dipendenza è al centro della sua esistenza, riempie e scandisce il suo tempo e il suo spazio in maniera ripetitiva. Il manifesto rappresenta questa situazione attraverso una metafora con la catena. Ogni anello della catena nasce dalla ripetizione della parola “addiction”, e riempie il foglio proprio come la dipendenza riempie le giornate della persona che ne è schiava.

La richiesta di aiuto La richiesta di aiuto

Nella terza fase la persona riesce a rendersi conto di aver perso il controllo della sua stessa vita, e prova a chiedere aiuto. Si tratta però spesso di un grido flebile in quanto, benché desideri uscirne, i tentativi che fa in questo senso si rivelano generalmente fallimentari. La richiesta di aiuto, espressa tramite la frase “help me” viene rappresentata in rilievo, come se la persona cercasse di liberarsi dalle corde che la tengono legata ed intrappolata. Le corde rappresentano allo stesso tempo le corde vocali e in alcuni punti si aprono. È la voce della persona, una richiesta di aiuto che piano piano si fa sentire.

Verso la libertà Verso la libertà

Infine, la persona affetta da dipendenza inizia il suo percorso verso la libertà. Non è un percorso semplice, ma pieno di ostacoli, insidie, ricadute, fallimenti continui. Nel manifesto viene rappresentato tramite una scala, fatta di scalini ripidi e faticosi, ognuno dei quali avvicina sempre più la persona verso il suo obiettivo, la luce, la libertà.