Quale distanza ci separa davvero?

All’inizio di questo periodo d’emergenza, ciò che ci ha più spiazzati è stato il distanziamento sociale, l’annientamento del contatto, della stretta di mano, degli abbracci e dei baci spontanei, quella distanza fisica alla quale mai eravamo stati costretti prima d’ora. E se non fosse così? E se il 2020 fosse soltanto la riproposizione di fatti già accaduti? E se questa distanza oggi tanto temuta, in realtà, ci fosse stata anche ieri, soltanto in forme diverse? L’intento del progetto è quello di indagare il tema della distanza, attraverso un confronto tra i tanti fatti d’attualità avvenuti in questo anno ed eventi del passato e, attraverso questo percorso, porre all'osservatore una domanda: "quale distanza ci separa davvero?"

Alessia Porro

23 anni, nata e cresciuta ad Andria, una città pugliese, nella quale ha frequentato il Liceo Artistico con indirizzo Grafica e Pubblicità. All’età di 19 anni si trasferisce a Pescara, dove studia per tre anni e si laurea in Design, all’Università “Gabriele D’Annunzio”. Subito dopo si trasferisce ancora, stavolta un po’ più a nord, per iscriversi al Corso di Laurea Magistrale in Design, presso l’Università degli Studi di Firenze e attualmente frequenta il secondo anno del corso.
Influenza Spagnola Influenza Spagnola

Cento anni fa l’influenza spagnola ha cambiato radicalmente la vita delle persone, costringendole al distanziamento e all’utilizzo di dispositivi di protezione facciale, per cercare di contenere la diffusione. Cento anni dopo, nel 2020, siamo costretti da una nuova epidemia ad indossare dispositivi di protezione, e facciamo di tutto per renderli degli accessori belli e alla moda. Proprio quello che facevano queste due donne nel 1918.

Razzismo In America Razzismo In America

Montgomery, Alabama, 1° dicembre 1955: terminata la giornata lavorativa, la quarantaduenne Rosa Parks, di pelle nera e di professione sarta, prende l’autobus 2857, diretta a casa. Si siede in una fila centrale, ma quando, dopo poche fermate sale un passeggero bianco, il conducente le chiede di alzarsi per lasciargli il posto, come impongono le regole. Rosa le conosce bene: i neri siedono dietro, i bianchi davanti, mentre i posti centrali sono misti e si possono usare solo se tutti gli altri sono occupati, ma la precedenza spetta sempre ai bianchi. «Non stavolta», pensa Rosa, e senza rifletterci troppo risponde che «no», non intende alzarsi. Nel 2020, per contenere il contagio, le regole dicono che bisogna viaggiare con posti alternati a scacchiera e occupare solo il 50% dei sedili. George Floyd, di pelle nera, viene ucciso ingiustamente da un agente di polizia bianco.

Omofobia Omofobia

A New York, dalla fine degli anni ‘70 fino agli inizi degli anni ‘90 si tengono le “sfilate dell’orgoglio”, persone queer e trans sfilano per le strade di Manhattan. Raduni di persone che si rendono visibili in un momento in cui il mondo in generale non è interessato a vederli, a stargli accanto e tantomeno a considerarli in quanto persone. Nel 2020 le notizie dicono che la pandemia ci ha cambiati, ma una ragazza viene uccisa dal fratello perché non accettava il fidanzamento di lei con un ragazzo trans.

Net Generation Net Generation

Nel 2020 il Coronavirus ci obbliga a mantenere almeno un metro di distanza dall’altro, a salutarci da lontano, a non abbracciarci e a non baciarci. Prima della pandemia non c’erano restrizioni potevamo salutarci, abbracciarci, baciarci, non avere distanza eppure eravamo troppo presi dai nostri innumerevoli device per farlo, per guardare negli occhi chi ci stava accanto. Negli anni ‘90 era nata la cosiddetta Net Generation, i Millenials, la generazione della dipendenza da smartphone, caratterizzata da una ormai pressoché totale alienazione.