La ricerca spaziale rappresenta da sempre un impulso proprio dell’uomo, fin dai tempi più antichi. La sua naturale curiosità per ciò che lo circonda, per ciò che non conosce, lo ha sempre spinto a tenere il naso all’insù, scrutando le stelle. Moltissime tecnologie che usiamo tutti i giorni sono frutto degli intensi studi compiuti dalle grandi agenzie spaziali: lo sviluppo informatico di massa di fine anni 80, le fotocamere con molti megapixel, il controllo remoto di qualunque apparecchio ai panelli solari sono esempi di progressi tecnologici dovuti alla ricerca aerospaziale.

La Fase 2 segna il passaggio dal lockdown forzato alla convivenza con il virus. Tutto ciò porta ad un graduale allentamento delle restrizioni. La novità più significativa di questa fase è sicuramente il poter far visita ai “congiunti”. Le mascherine sono però le vere protagoniste di questa fase storica: dopo essere state introvabili durante il primo mese di epidemia, diventano un oggetto di uso quotidiano, di cui ormai neanche ci accorgiamo più.

In seguito all’omicidio di George Floyd la questione del razzismo è tornata in primo piano, con numerose manifestazioni del movimento “Black Lives Matter”, nato in America per protestare contro le discriminazioni razziali. L’inquietudine suscitata dai migranti è stata sicuramente un elemento caratterizzante questa precisa epoca storica.

La plastica è entrata a far parte della nostra vita in quantità tale da diventare un problema serio per l’ambiente, soprattutto per il modo in cui è gestita è perché ha stravolto i sistemi di consumo della nostra società, acquisendo con l’usa e getta il primato della comodità. Per risolvere questo problema così complesso occorrono soluzioni complesse che coinvolgano tutti gli attori. È necessario realizzare un’economia circolare per la plastica, basata sulla riduzione dei consumi, sul riutilizzo, sull’incremento del riciclo.